Gli squali tigre di Unkomass
Unkomass è una cittadina situata a c.ca mezz’ora di auto da Durban. Questa cittadina è divenuta famosa tra i subacquei grazie ad un reef sommerso; Aliwal Shoal, situato proprio di fronte a questa località. Il reef è separato dalla terraferma da otto miglia di oceano indiano e offre svariati punti di immersione.
Mark Addison, la cui professione è accompagnare troupe cinematografiche subacquee, ci guida in un’avventura nuova ed elettrizzante; l’incontro con lo squalo tigre.
Partiamo alle ore 9.30 di una fresca mattina d’agosto. Dopo le solite peripezie, per superare il fronte delle onde che si riversa sulla costa, e dopo una traversata di circa 30 minuti, ci fermiamo nel bel mezzo del nulla. Ad una stima visiva, ci troviamo a circa tre o quattro miglia dalla costa, tra Unkomass e Scottbourgh. Mark decide che il posto è perfetto, quindi Marcus prepara tutto il necessario per attirare gli squali tigre. Viene calata in acqua un’ancora, a cui è legata una lunga cima con dei galleggianti. Una gabbia metallica di piccole dimensioni, al cui interno trovano posto alcuni chilogrammi di sardine, anch’essa con un proprio sistema di galleggianti, viene a sua volta assicurata alla cima. Al tutto vengono poi legate, numerose piccole cime, con pezzi di pesce; tonno, carangidi, lampughe, etc. A questo punto Marcus prepara una sorta di brodo, immergendo a bagno le interiora del pesce, e poi riversando il tutto, ripetutamente, in mare. La corrente è pazzesca, Mark ci comunica che per ottenere l’effetto desiderato, dovremmo pazientare almeno un’ora. Nel frattempo veniamo eruditi su alcuni aspetti di questi splendidi animali. Sembra, che a differenza di altri squali, lo squalo tigre sia l’unica specie il cui numero di esemplari è in aumento, ciò è dovuto alla capacità di quest’animale di cibarsi di una grande varietà di organismi; inoltre a differenza delle altre specie, lo squalo tigre, si ciba in tutta la colonna d’acqua, in pratica dal fondo fino alla superficie. Mark ci prepara anche riguardo al comportamento da mantenere in acqua; non circondare lo squalo, se si avvicina spostarlo interponendo la torcia o la telecamera (tutto da ridere), eventualmente colpirlo sul muso. Dopo 40 minuti Mark, senza scendere in acqua, ci comunica che almeno uno squalo è arrivato, ma può darsi che siano anche di più. La nostra guida si tuffa, e subito grida a Marcus di lanciargli altri pezzi di pesce, poi, sparisce nel blu. Una volta riemerso ci comunica che almeno tre o quattro squali sono presenti. Mentre noi ci prepariamo, Marcus, sgancia la gabbia con il pesce, che comincia a seguire la corrente alla deriva. Scendiamo in acqua con il cuore che batte all’impazzata, subito un esemplare si avvicina fino ad almeno un metro per poi scartare all’improvviso, questa abitudine caratterizzerà tutta l’immersione. Rimaniamo incantati dalla livrea di questi animali, la loro pelle caratterizzata da righe verticali ricorda per l’appunto l’omonimo felino. I riflessi della superficie si confondono su questa delicata trama.
Gli squali si spostano con una facilità incredibile, dal fondo alla superficie. Questo comportamento è favorito da Mark, che di volta in volta, prende delle sardine dal contenitore, e le lascia cadere verso il fondo, quindi gli animali le seguono alla ricerca dei preziosi bocconcini e, noi dietro.
Gli animali che ci circondano, almeno cinque o sei, non superano i tre metri e mezzo di lunghezza, Mark ci assicura che in altri periodi si possono ammirare animali di oltre cinque metri di lunghezza. La cosa che più colpisce di questi stupendi predatori è l’occhio, grande, tondo, nero, ben più evidente che negli altri squali. La giostra continua, con gli squali che vanno e vengono, un momento sul fondo a venti metri, dopo due secondi in superficie, poi di nuovo verso la gabbia alla quale sono attaccate le cime con i pezzi di pesce, sulle quali gli squali si accaniscono fino a riuscire a strappare il tanto agognato boccone, e Mark che continua imperterrito ad attaccare nuove esche, a sfiorare con non curanza gli squali, insomma a stupirci in continuazione. Dopo 90 minuti finisco completamente il nastro, torno in barca, cambio bombola, fari, e ovviamente cassetta e, via di nuovo in acqua. Dopo altri 90 minuti e un altro nastro completo, sfinito ritorno in barca, Mark mi dice che ci siamo spostati alla deriva di almeno cinque miglia; mi chiede se voglio un’altra bombola; ma per oggi può bastare.
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INDIRIZZI E INFORMAZIONI UTILI
Reportage realizzato in: agosto 2005
Stagionalità: da fine giugno a metà settembre.
Come arrivare: voli da svariati aeroporti europei per Johannesburg (dieci ore e trenta) e poi un altro volo di c.ca un’ora per Durban.
Visto: nessun visto richiesto.
Corrente elettrica: 220 wolt
Precauzioni sanitarie: nessuna.
Lingua: africans, inglese
Camera iperbarica: in loco.
Mark Addison http://www.bluewilderness.co.za
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