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Gian Melchiori

La Videoripresa Subacquea

Editrice La Mandragora

 

Il testo ufficiale dei corsi di Videosub; è possibile richiederlo direttamente alla casa editrice al seguente indirizzo: deepuno@tin.it.

 

Di seguito un capitolo relativo ai consigli per l'uso.

 

Scarica il capitolo in formato doc (10Kb)

CONSIGLI PER L’USO

Per un video operatore subacqueo che si ritenga tale, il momento più importante e atteso è il viaggio, la crociera; il momento in cui tutte le nostre attese e tutte le nostre voglie esplodono in un turbine di emozioni ed entusiasmi. Gli ultimi giorni vengono spesi a trovare l’assemblaggio più ergonomico e sicuro per il trasporto di tutta l’attrezzatura necessaria, all’acquisto dei nastri, e quant’altro ci possa sembrare importante avere dall’altra parte del mondo. Il clima di grande fermento ed euforia di quei giorni non ci deve far passare in secondo piano una considerazione, senza la quale qualsiasi investimento economico o sforzo organizzativo risulterebbe vano. 

Chi ha viaggiato molto sa bene che spesso non tutto fila liscio come si sarebbe sperato a casa ed altrettanto spesso, le attese e gli entusiasmi vengono vanificati da piccole o grandi anomalie che possono pregiudicare parzialmente il nostro operato. Sembrerà impossibile, ma ciò che funzionava perfettamente a casa, per motivi non legati alla stregoneria tecnologica e nemmeno alla peggiore magia nera, una volta arrivati a destinazione non funziona più. I continui e ripetuti test effettuati nelle nostre case risultano così vani ed inutili, e lo sconforto più palese ci logora in maniera angosciante il resto della nostra vacanza. “Avessi almeno quell’attrezzo o quella parte di ricambio!” diventa così l’intercalare quotidiano che alla fine, risulta essere il compagno dei nostri sonni irrequieti.

Ma cosa fare allora per avere la certezza che tutto fili liscio nella maniera migliore?

Partendo dal fatto che nessuno è mago, né tanto meno colui che possiede la verità assoluta o ricetta magica a qualunque avaria, allagamento compreso, credo esistano alcune precauzioni importanti da tenere bene a mente. I semplici consigli tecnici che ne derivano sono il frutto di tanti anni spesi in giro per il mondo, litigando notte e giorno con qualsiasi aggeggio elettronico o meccanico si inceppasse o non funzionasse correttamente. Il fegato speso in tentativi cervellotici alla Eta Beta per riparare le attrezzature e la rabbia ingoiata al quasi certo fallimento del tentativo, mi consigliano di esternare queste mie personali esperienze in modo che possano servire un giorno a qualcuno.

Innanzi tutto consideriamo un attimo quella che è la fase preparatoria a casa, in cui decidiamo che cosa portare e che cosa non portare con noi. Chi ha pensato alla franchigia dei bagagli aeroportuali fissandola in 18/20 Kg. a persona, non si è certo fatto consigliare da un video operatore subacqueo. La spada di Damocle della bilancia del Check In dell’aeroporto, è spesso la responsabile di cosa dovremo portare con noi. E’ anche vero che siamo italiani, e quindi tutto il peso in eccesso ce lo infiliamo di solito nel bagaglio a mano, ma è pur vero che anche quello deve aver una determinata cubatura. 
La videocamera e lo scafandro saranno le due attrezzature che in un modo o nell’altro, dovranno essere alloggiate nel bagaglio a mano, e questo per due fondamentali motivi. Il primo è che vista la cura con cui il personale di carico e scarico degli aeroporti internazionali tratta i bagagli da stivare è allucinante pensare di affidare al loro tatto questi due costosi aggeggi. Il secondo è che molti paesi extraeuropei chiedono all’arrivo in dogana di dichiarare il possesso e l’ingresso in quello stato di videocamere anche amatoriali. Pensate per un attimo all’ipotesi di aprire i vostri bagagli nella sala arrivi di quell’aereoporto ed al disagio di rifare le valigie di nuovo perché avevate stivato il vostro camcorder. La garanzia di trattare personalmente queste delicate attrezzature ci può garantire da pericolosi urti occasionali di cui non verremmo mai a conoscenza. E poi non manca mai l’occasione giusta per fare qualche breve ripresa (vietata) in cabina che può farci comodo in fase di montaggio.
Arrivati a destinazione la prima cosa da fare e quella di allestire nella pace della nostra stanza o cabina, una piccola zona esclusiva dedicata alla ricarica, alla piccola manutenzione, allo montaggio/smontaggio delle apparecchiature video. E’ oltremodo importante sapere che a livello mondiale ci sono due forme di erogazione dell’energia elettrica, quello usato anche in Italia è di 220V a 50Hz, l’altra a 110V 60Hz è usata principalmente in paesi ad influenza statunitense. Tutte le apparecchiature ad alimentazione elettrica per normativa mondiale devono riportare su una apposita targhetta le specifiche delle tensioni di utilizzo.
Prima di partire per una vacanza all’estero con le vostre attrezzature, ricordatevi di portarvi al seguito adattatori universali per prese elettriche ed eventualmente convertitori/trasformatori per la tensione elettrica. Altro attrezzo necessario è una ciabatta multipla con almeno 4 o 5 prese di corrente, visto che quando ricaricate le batterie dei fari e della videocamera lo farete probabilmente simultaneamente, durante la notte. Se siete imbarcati su di una nave da crociera, assicuratevi con il comandante della stessa che i generatori eroghino corrente durante continuamente tutte le 24 ore. In caso contrario, vi svegliereste con l’illusione di avere tutte le batterie cariche, facendo probabilmente la triste scoperta una volta già scesi in acqua. 

L’assemblaggio del gruppo videocamera/scafandro/illuminazione è un’operazione da fare con calma e tranquillità, nel vostro angolo dedicato, dove il corretto alloggiamento del Camcorder sull’oblò della custodia vi eviterà le fastidiose vignettature provocate dal non corretto allineamento. Gli o-ring di tenuta dell’apertura posteriore che avrete tolto durante il trasporto per evitare schiacciamenti e problemi di compensazione durante il volo, dovranno essere leggermente ingrassati con grasso di silicone e poi alloggiati con la massima perizia. Tutte le funzioni disponibili sulla nostra attrezzatura devono essere controllate attentamente a secco. Se qualcuna di queste non fosse disponibile abbiamo la possibilità di verificarne il corretto funzionamento, regolando la taratura preferita. Una volta in immersione questi errori di assemblaggio spesso non sono modificabili in acqua, condizionandoci le riprese di quell’immersione. E’ pur vero che la prima immersione di una vacanza viene sempre dedicata al check-up di tutta l’attrezzatura ed è il momento in cui a volte si scoprono magagne dovute ad un trasporto poco accurato o alla strana sindrome paranormale di cui vi ho già parlato e per cui quello che funzionava a casa, lì non funziona più. 
Tutti gli interventi di manutenzione possibili sulle nostre macchine sono quelli legati all’aspetto meccanico e non certo a quello elettronico; in caso di anomalie, qualsiasi tentativo di verifica della circuitazione è molto spesso causa di danni ben più gravi di quelli riscontrati in prima battuta. Non rischiate riparazioni impossibili vista la minima attrezzatura a disposizione, visti i luoghi in cui vi troverete ad operare e vista la probabile assenza di centri assistenza autorizzati all’altezza di una corretta riparazione. Tra il tornare da una vacanza senza una sola immagine e l’ipotesi di danneggiare irreparabilmente una videocamera, personalmente scelgo la prima soluzione.

Ogni artigiano che si rispetti, sia esso un idraulico o un meccanico, ha sempre con sé a disposizione, una cassetta degli attrezzi tale da rendersi autonomo ovunque sia. E così anche noi dovremo costruirci un set di attrezzi e parti di ricambio tale da poter sopperire a tutte quelle piccole anomalie, riparabili con un po’ di ingegno e con l’attrezzo giusto. Cacciaviti, chiavi, fascette in gomma, elastici, nastro adesivo, grasso di silicone, fusibili, lampadine ed ogni altra parte di ricambio disponibile deve far parte del nostro “necessaire” da viaggio, che deve coniugare leggerezza e gamma di possibilità. Senza contare che uno scafandro subacqueo è di fatto, un cantiere in continua fase di modifica e miglioramento.

Abbiamo assemblato il tutto ed abbiamo effettuato qualche secondo di registrazione a secco; tutto funziona, gruppo fari compreso. A questo punto è consigliabile coprire con un tappo l’oblò dell’obiettivo in modo che non si graffi, si sporchi o che crei condensa all’interno una volta casualmente esposto al sole. Il tutto dovrebbe essere comunque riparato da un telo mare per evitare il surriscaldamento o lo sporco dell’imbarcazione. La fase del trasporto è altrettanto delicata e una volta arrivati sull’imbarcazione dovrete cercare un luogo sicuro, pulito ed al chiuso dove stivare il vostro equipaggiamento video. Questo posto deve garantirvi anche una buona stabilità del vostro gruppo, visto che molto spesso in mare si può onde tali da far ballare anche la migliore imbarcazione. In caso di mare mosso non abbandonate la vostra attrezzatura e verificandone personalmente lo stato durante tutta la navigazione.
Una buona abitudine da non perdere mai, è quella, una volta preparati e saltati in acqua, di farvi passare lo scafandro dal personale di bordo o da un compagno di immersione e procedere immediatamente ad una veloce verifica di una eventuale perdita del coperchio di chiusura. Questo test deve diventare una sana e buona abitudine per tutti i video operatori subacquei che si rispettino, visto anche che se uno scafandro ha una perdita, la segnalerà immediatamente con la classica bollicina. La vostra cura e perspicacia in questa prima fase dell’immersione vi potrà evitare guai seri o addirittura irreparabili. Buona norma empirica, può essere quella di alloggiare all’interno in una piccola zona non importante, dei piccoli sacchetti di sali igroscopici facilmente reperibili all’interno di molti imballi di elettrodomestici, al fine di assorbire una eventuale piccola perdita non verificabile ad occhio nudo in pochi secondi. 

Una volta in acqua come ben sappiamo, le riprese non iniziano subito dal primo metro e portarsi a braccia lo scafandro per tutti i minuti dell’immersione può anche essere pesante ed affaticante. Agganciando saldamente una tracolla alle impugnature dell’apparecchiatura o ai fori di staffaggio dei fari, è un sistema pratico che vi consente di lasciare abbandonata al collo la videocamera, ed avere le mani libere per effettuare alcune manovre importanti in caso di emergenza. Già, la sicurezza in mare quando si ha in mano una videocamera sembra non essere importante. E’ assolutamente necessario durante la programmazione dell’immersione aver scelto un compagno all’altezza, a cui affidare la vostra sicurezza. Avere al proprio fianco o alle spalle un fido scudiero che vi segua a distanza come un’ombra per tutta la durata dell’immersione è garanzia di serenità durante l’immersione e di efficace controllo. La cosa migliore è avere una coppia di assistenti, visto che in caso di emergenza per il compagno, molto probabilmente voi non sareste in grado di accorgervene visto che sarete concentrati in tutt’altra cosa. 

Discorso a parte deve essere fatto per la modella in acqua, che oltre ad essere parte integrante del vostro sistema di sicurezza deve avere delle caratteristiche ben precise. Come nella fotografia subacquea la perfetta coscienza delle esigenze di ripresa e l’affiatamento istintivo con gesti semplici deve essere il traguardo di tutte le coppie. Ogni fotografo o video operatore che si rispetti ha dei gusti personali, delle inquadrature preferite o dei movimento di macchina a cui è affezionato che la modella deve conoscere perfettamente, saper anticipare ed interpretare. Il linguaggio utilizzato in acqua a volte è dei più strani; gesti con le mani e con la testa o numeri precedentemente stabiliti, sono un metodo magri empirico, ma di sicura efficacia tra i due. La codifica di tutto quell’alfabeto necessario alla comunicazione tra operatore e modella vi porterà via molto tempo, e probabilmente vi farà sacrificare qualche immersione, ma è un sacrificio necessario per creare un sistema alla lunga infallibile per effettuare poi le riprese giuste al momento giusto. Se la vostra modella acquisirà la prontezza di spirito di capire come muoversi di fronte a quel pesce o ad un determinato organismo, avrete a disposizione un attore che giustifica qualsiasi ripresa sempre nel modo migliore. Inoltre, a differenza del settore fotografico dove viene fissato un solo fotogramma, nel video è necessario anche che la modella sappia muoversi con armonia e respirare con parsimonia ed al momento giusto. Anche l’abbigliamento è importante e chi vi fa da modella, dovrà abituarsi a scendere in acqua sempre con la medesima attrezzatura, cercando di cambiarla negli anni il meno possibile e sicuramente non nei colori. Può accadere di dovere utilizzare immagini fatte in anni precedenti durante un montaggio; se l’abbigliamento è il medesimo, sfido chiunque a capire se una breve inquadratura è stata girata in Mar Rosso o alle Maldive due anni prima. Le pinne gialle e la muta rossa sono garanzia di avere riprese sparate e sbordate in condizioni di luce estrema o artificiale, mentre il nero o il verde difficilmente vi complicheranno le cose in acqua.

Muoversi bene in acqua è di solito prerogativa della modella, ma non è proprio così. Chi ha già effettuato riprese di una certa difficoltà, si sarà senz’altro accorto come la vostra acquaticità è determinante per la realizzazione di riprese belle e stabili. Tra un fotografo discreto ed un neofita molto agile in acqua, sono sicuro al novanta per cento che le immagini migliori le farà il secondo. Il requisito della buona acquaticità è anche garanzia di minori consumi, tenendo ben presente che un subacqueo che effettua delle video riprese consuma il 30% in più di quando non ha in mano la videocamera. Le stesse tappe di decompressione devono essere armonizzate al grado di sforzo effettuato durante le riprese e se possibile leggermente aumentate. Molti operatori subacquei si muovono in acqua come degli ippopotami ed i risultati si vedono davanti al televisore. Senza contare che nei movimenti di macchina un operatore agile può effettuare carrellate su qualsiasi pesce o fondale senza andare in affanno e mantenendo distanze ed inquadrature corrette. Chi non ha mai preso in mano uno scafandro di solito esce dalle prime riprese confermando la grande difficoltà e fatica fisica nel rimanere perfettamente fermi, e si sarà senz’altro sorpreso di come sia difficile muoversi bene in acqua con questo aggeggio ingombrante in mano.

Delle belle immagini ferme sono prerogativa di ottimi operatori, ma non sempre abbiamo la possibilità di appoggiarci, e allora come fare? 
La conformazione del fondale, l’angolo di ripresa, l’illuminazione scelta, l’attenzione agli organismi sotto di noi sono le condizioni in cui dobbiamo operare continuamente e allora come fare? 
Non esistono ricette perfette o consigli infallibili per queste situazioni. L’unica cosa che mi sento di consigliare è il rispetto più attento possibile dell’ambiente e degli organismi in cui operiamo. Siamo e rimaniamo pur sempre degli ospiti di questo mondo sommerso e ci immergiamo per rubare immagini e non per rovinare ed uccidere pur sempre accidentalmente. Il grado di acquaticità di cui abbiamo parlato dovrebbe da solo garantirvi riprese accettabili anche in situazioni estreme. L’esperienza e la vostra sensibilità faranno il resto.

In acqua, ognuno di noi ha abitudini proprie anche in relazione alla conoscenza della attrezzature impiegate e del loro grado di affidabilità. E’ buona norma però non accendere immediatamente la videocamera una volta immersi e di gestire l’autonomia delle batteria a seconda delle stesse. In risalita ed in decompressione può essere inutile sprecarle anche perché il tasto di accensione è solitamente facilmente raggiungibile in caso di un incontro fortunato. E’ ben più importante controllare attentamente dal nostro monitor o dall’oculare quando siamo in fase di registrazione e quando non lo siamo, onde evitare di scambiare le due fasi e risalire avendo filmato solo gli spostamenti in acqua. Qualcuno ha anche l’abitudine di spegnere la macchina ogni qualvolta cambia inquadratura sul medesimo soggetto, qualcuno registra invece anche tutte le fasi della taratura. Ogni metodo è giusto, l’importante è il risultato finale.

Come per l’entrata in acqua, anche termine dell’immersione è importante avere la cura di passare la videocamera all’equipaggio in barca o ad un vostro compagno, il quale la alloggerà al meglio fino al vostro arrivo a bordo. Non arrischiatevi a risalire con tutto in mano; l’inutile fatica o peggio, una ondata maledetta vi potrebbe rovinare l’attrezzatura. Una volta tolta la bombola e la muta è consigliabile risciacquare lo scafandro velocemente con acqua dolce, se ne avete la possibilità;diversamente date una asciugata grossolana al tutto e copritelo con un asciugamano in modo che non si bagni ulteriormente o si formino grosse croste di sale. Una pulizia più accurata può essere effettuata in stanza all’arrivo, facendo attenzione di aprire il fondello solamente quando ogni parte è ben asciutta. Non ingrassate di nuovo l’o-ring ad ogni immersione visto che la sua funzione è quella di garantire massima elasticità come guarnizione. Quando invece decidete di effettuate la pausa invernale o per qualche motivo interrompete le vostre video riprese subacquee, è buona norma archiviare in un luogo pulito e privo di polvere l’attrezzatura, avendo la cura di togliere l’o-ring principale per evitare il suo deterioramento a vuoto o peggio uno schiacciamento irregolare in grado alla lunga di deformarlo. Una spruzzata di grasso al silicone spray sui leveraggi meccanici dove risiede anche un piccolo o-ring di tenuta vi garantirà la piena affidabilità del sistema alla ripresa della operazioni.

Come ho detto all’inizio, queste righe sono una serie di valutazioni su tutta una serie di pratici accorgimenti che possono aiutare chi non ha mai preso in mano una videocamera subacquea, ma che credo possano aiutare anche molti vecchi del mestiere. Ognuno di noi ha attrezzature diverse, obiettivi diversi, abitudini di ripresa diverse e solo questo basta a far capire quante possono essere le variabili in corso. I gusti personali poi, sono insindacabili e ognuno di voi può fare tesoro di quanto detto alla luce delle proprie esperienze vissute in maniera del tutto soggettiva .

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